Libri Nuovi

Numero 16
Inverno 2000


Marina Mariani

Un passato di guerra, di frontiere superate o lontane, di Gestapo, affiora dai versi di Marina Mariani. Versi sicuri, lucidi, cunei affilati che si insinuano, fendono, svellono le fibre di legno del presente.
L'esperienza del tempo, dello spazio a venire è chiamata dalle parole, qui, a mostrarsi come ipotesi o speranza, al cospetto dell'attimo presente, per essere rivisitata e consumata con gli occhi disillusi dell'oggi.
L'esperienza di una vita in cui confluiscono atti remoti e future attese, pare a volte soccombere al verso, alla parola pensata e scritta, come se la voce stessa, da sola, bastasse a costruire la realtà e la facesse implicitamente vera, tangibile. Si coglie un orizzonte oscuro a tratti, un varco, una smagliatura nella trama del reale, che si manifesta agli occhi dell'autrice inducendo riflessioni e interrogativi pesanti. La ricerca del senso del disegno universale, il perché del dolore: da queste voragini di perplessità e angoscia Mariani si salva con l'ironia. Un'ironia che non si lascia andare al sarcasmo, né cede alla disperazione. Con lucidità e piena coscienza, continua ostinatamente a combattere: «E certo che la soluzione spetta a te: / la dissolvenza, la reazione a catena. / Non basta stemperare il colore, bisogna insistere nell'accanito inseguimento del bianco».