Alberto Toni

L'Avanti!, 29 Dicembre 2009

Rubrica ARCIPELAGO LIBRI







    II nuovo libro di poesia di Marina Mariani si intitola "Poesie migranti (a passi di lumaca) ", con un'introduzione di Gabriella Caramore (Quasar, 58 pagine, 10 euro). Le poesie, scritte in un arco di tempo che va dagli anni Cinquanta ad oggi, possiedono il dono della leggerezza. Ma si tratta di quella leggerezza calviniana, "l'agile salto del poeta-filosofo ", in contrapposizione al rumore del mondo. "Precisione e determinazione": con questi due termini Italo Calvino chiariva il suo concetto di leggerezza. Ecco allora cosa vuol dire anche per Marina Mariani: sollevare il verso per compiere l'indagine di sé dentro le cose. "Piccoli squarci d'esistenza ", come dice la Caramore: "Stiamo tornando dalle vacanze. / Le nuvole stanno tornando nel cielo. // E dunque riabbracciamoci, /città ". L'incontro è stupore e al tempo stesso desiderio di presenza. Ma la presenza di Marina Mariani è leggera. Lei si fa osservatrice discreta: "Io non cammino dentro / la vita: cammino al suo fianco ". Proprio per questo può guardarla, ma "possederla" no, non può. È in fondo una dichiarazione di poetica: chi scrive poesia può attraversare la forma per ripercorrere cose e persone, paesaggi e memorie. Ma la vita che scorre al fianco è materia e il poeta non può riprodurla. Così nel gioco sottile, via via nel tempo la voce raccoglie il passato e gli incontri, nelle dediche. Una anche a se stessa, ritratto di lavoro e passione, richiesta pure di solitudine, per un raccoglimento nel caos, la speranza di una pausa. Quella vacanza che nella poesia dedicata a Cardarelli (e in queste poesie Cardarelli nel timbro è presente) è un "vuoto, nel tempo mio ".