Il Giornale

5 Gennaio 2010




«Spettacolare, ma la critica serve ancora»
di Tommy Cappellini
Intervista a Filippo La Porta

Ha scritto un saggio - Maestri irregolari per Bollati Boringhieri - che è un lungo amoroso piano sequenza sugli intransigenti del Novecento, da Simone Weil a Ivan Illich. Che ne penserà, dunque, il critico letterario Filippo La Porta di Roberto Saviano e di come si sia guadagnato pure il potere di far schizzare i libri in classifica grazie a poche parole pronunciate in televisione, com'è accaduto quando ha consigliato I racconti della Kolyma di Varlam Šalamov?
Filippo La Porta, Saviano maestro irregolare o seduttore mediatico?
«In questo caso seduttore mediatico, ma poteva anche andare peggio, perché avrebbe potuto consigliare l'ultimo di Bruno Vespa o di Dan Brown e invece ha suggerito un'opera fondamentale del pensiero eretico e dissidente».
E il libro è finito in classifica...
«Da un certo punto di vista mi spaventa che qualcuno abbia così tanto potere mediatico da realizzare una cosa simile. Diciamo che Saviano è salvato in extremis dalla sua biografia. Ma ragioniamoci. Baricco, altro celebre suggeritore di titoli via mass media, ha detto che oggi per comunicare bisogna essere intensi e spettacolari. Osservazione vera, ma anche conformista.
L'intensità non ha l'obbligo di essere spettacolare. Saviano ci gioca troppo su questa sua intensità, che però gli deriva dall'avere la vita che ha, sotto scorta da tre anni. Detto questo, in Gomorra riesce a "mettere in scena" molto bene la realtà, che è l'unico modo per renderne conto».
Una credibilità guadagnata sul campo?
«Credibilità non significa indipendenza. Ma questo avere il proprio corpo a rischio aumenta il peso dei suoi suggerimenti letterari. Oggi comunica solo chi dimostra di essere coinvolto, talora all'eccesso, nelle cose di cui discute. Il pericolo è che suggerire titoli per questa via li può rendere troppo "intriganti", nel senso che una volta ho sentito dire persino di Primo Levi che è "intrigante".
Ma la letteratura tragica non può esserlo. Non vorrei che pure Šalamov diventasse "intrigante"».
Ma davanti a tutto ciò i critici letterari a che servono? «Ammetto che noi operiamo in una nicchia. Io scrivo i miei libri come messaggi in una bottiglia. Avere un potere così grande e privo di organi di garanzia, come quello di Saviano nel promuovere libri, mi farebbe sentire un sovrano assoluto: accanto alla gratificazione, però, ci sarebbe l'inevitabile preoccupazione di usare male questo potere. Ai critici, e forse soltanto a loro, è rimasto il potere di dire nel presente quello che non va, di contestarlo».
Cosa vorrebbe far schizzare in classifica con poche parole?

A cuore aperto di Raffaele La Capria, Al di sotto della mischia di Piergiorgio Bellocchio e Poesie migranti di Marina Mariani».