Il vecchio esita quando posa il piede sulla porta, nell’uscire di casa: lo chiama indietro una voce (che non c’è) querula, che gli ricorda – e lo spaventa – quello che si deve fare dentro la casa, per star sicuri quando si è fuori; ma fuori intanto – quante figure di qua, di là, quante strade se si abita in una piazza, quante mattine se si vive in una città dotata di clima mite, quante mattine, di qua, di là… Mentre esita, si rimprovera l’esitazione: tempo ce n’è poco, meglio rischiare adesso che in gioventù; per quanto tempo ancora si potrà attraversare la piazza, ce lo lasceranno fare quelli che corrono e non vogliono vedere strisce bianche, canizie… Non amo i poeti troppo poeti mi piacciono gli alberi che non mi appartengono altrimenti mi vengono le paure - magari cadono sulla testa di qualcuno I miei versi è bene che zoppichino un po’ i versi belli li faccia qualcun altro è bene che ci siano nel mondo ma che non sia io a farli – non si sa mai - magari qualcuno se ne innamora sul serio Delle cose che scrivo io si può sempre dire – “però… |