Il Sole 24 Ore
3 Gennaio 2016 Poesia d'oggi a cura di Paolo Febbraro «Tu hai sempre un altro impegno» - gli dicevano gli amici e lui restava lì col suo cappotto invecchiato. Loro partivano dai Quattro Canti o dalle Quattro Fontane spargendosi via per il Centro barocco tra cupole e vetrine e s'incontravano poi con pacchi e Baedeker si facevano cenno, si riconoscevano. Avevano cercato di trascinarlo con loro ognuno illustrando il suo futuro percorso certo o probabile, dando indicazioni circostanziate di affreschi e trattorie e negozi con esclusiva merce pregiata inglese, se argenti, di Cefalù se fiancate di carretti; o descrivendo caffè di antica gloria letteraria, piazza dagli incontri arcani altrove irrealizzabili, salotti di gioielli e di dame; e lui ascoltava, tutto seguiva con lo sguardo e l'orecchio vigile; che poi restasse lì era ormai scontato, lo sapevano tutti. Marina Mariani tratto da “La conversazione” Quasar 1998 Nota di Lettura a cura di Paolo Febbraro Chi resta da solo, mentre tutti gli altri partono dalle quadrate certezze delle loro guide aggiornate e poi vi tornano soddisfatti, non è chi è troppo distratto, ma chi è troppo attento. La città è attraente, ricca di promesse e di «indicazioni circostanziate»: eppure c'é chi sceglie «un altro impegno», sostando nella doppia epidermide di un «cappotto invecchiato». Costui è il perno del movimento altrui, il chiodo conficcato, al centro di un mondo rotante: sembra quasi garantire che tutto abbia un ordine, nonostante il moto colorato. La sua stessa immobilità è autenticata da un'estrema vigilanza. Marina Mariani sembra tracciare una parabola dell'estraneità e della solitudine, mentre in realtà suggerisce che nello squadernarsi delle apparenze occorre che qualcuno si àncori a una realtà più profonda, appunto a «un altro impegno». «Tutto» egli ascolta e guarda, «tutti» sanno bene che ogni invito è vano: il protagonista di questa poesia solida e calma è anonimo perché universale, disincantato come chi vive a Roma, e gli sembra farlo da secoli. |